VILLA FEGOTTO, contrada Fegotto, Chiaramonte Gulfi (RG)
E’ l'esempio di azienda agricola sorta, dopo l'unità
d'Italia, sull'onda del nuovo interesse per l'agricoltura e per il razionale
sfruttamento delle sue risorse. La fattoria edificata intorno al 1830 ad opera di Vito
Rizza fu, nel 1870, a
cura dei figlio Evangelista, ristrutturata in azienda rurale.
In una mappa dell'azienda del 1878 troviamo il
dettaglio della disposizione dei locali e l'ampiezza del complesso (che poi è
lo stesso di oggi). Attorno alla grande corte centrale si dispongono i
magazzini di granaglie, carretteria,
chiesa, abitazioni dei lavoranti, stalle e pagliere,
cantina, caldaia e fornace, palmento, bottiglieria, cisterna ed abbeveratoio, trappeto con macina, forno e cucina (per
i lavoranti), abitazione della massaia, scuderie, attrezzi da stalla e da basto,
latrine, pollaio, porcile, appartamenti padronali (piani superiori) e giardino
annesso.
I due accessi, Est
- da Chiaramonte e Ovest -
da Vittoria, la collegano alle due principali strade che attraversano il
latifondo, appunto quella che porta nella soprastante città di Chiaramonte e
l'altra sul fronte opposto che si snoda nella vallata verso le zone marine e si
riuniscono al centro del complesso edilizio nella grande corte lastricata con
piccole basole di calcare duro.
Attorno a questa "piazza" si svolge la
piccola città agricola, con la sua chiesa, le sue monumentali cantine, i vari
opifici, le cucine e le stanze per i lavoranti stagionali e per i soprastanti e
mezzadri. E persino la scuola. Sul
lato meglio esposto (di fronte ai due accessi e rivolto a sud) troviamo la dimora
dei padrone, i cui bassi erano destinati
alla produzione. Una scala a forbice conduce al piano superiore il cui portico
è abbellito da quattro colonne; la facciata si slancia ancora con un terzo
piano che continua il sapiente gioco di pieni e vuoti con lesene che formano
archi ciechi. Il tutto coronato da un piccolo campanile.
L’interno è decorato con pitture; i pavimenti sono in
ceramica di Caltagirone e mattoni di pietra pece. Le stanze, come avviene
comunemente negli edifici di questo periodo, sono disposte in successione.
I resti del giardino rivelano la sua ampiezza e
l'originale alternanza di piante decorative e piante da frutto, con spazi
dedicati all'orto domestico.
Proprietario della villa, nel suo massimo splendore,
fu quel Don Evangelista Rizza, ricco proprietario terriero di origini borghesi,
divenuto poi deputato ibleo sul finire dell'ottocento. Potentissimo e temuto
dagli avversari, seppe coniugare gestione del potere e illuminata
imprenditoria. Nelle terre attorno alla villa tra fine ottocento e primi del
novecento fu realizzata un’agricoltura moderna, con produzione vinicola e
olearea di buon livello, esportata in Italia ed Europa.
La villa è stata acquistata negli anni ’90 dall’avv. D’Avola, che ne ha curato il restauro con accurata aderenza all’originaria struttura. Elegante set per numerosi film (tra i più importanti: Marianna Ucria e I vicerè, entrambi di Roberto Faenza e un episodio dell’ormai famoso commissario Montalbano) per eventi o serate musicali di alto livello in estate, non è aperta al pubblico.
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