sabato 8 giugno 2013

Oggi sul "Corriere della Sera"

Corriere della Sera Sabato 8 Giugno 2013   











 

 

Chiaramonte Gulfi

Il balcone di Sicilia

amato da Sciascia

tra ulivi e vigneti


 


 


Adesso che sotto il «balcone di Sicilia» è (virtualmente) operante l’aeroporto di Comiso, la rocca di Chiaramonte Gulfi potrebbe diventare davvero la nicchia di un turismo di qualità. Perché se a Modica, Scicli ed in altri gioielli del barocco siciliano scelti come set dalla produzione del «Commissario Montalbano» è da tempo scattata un’attrazione fatale per scrittori, architetti, medici, agiati pensionati arrivati prima in vacanza e poi decisi ad acquistare un rudere o una villa liberty, la scommessa si fa ancora più immediata per chi domina tanto ben di Dio da questo «balcone» a 600 metri d’altezza. Eccolo il borgo medievale con vista su Comiso e Vittoria, fino al mare di Scoglitti. Il borgo dei boschi, dei grandi vini e soprattutto degli ulivi saraceni che danno l’olio più pregiato di Sicilia, come scoprì Veronelli nel 1965. Quieto eden amato da Sciascia e Bufalino. Ottomila abitanti e otto musei. Un’infinità di chiese e cappelle. Un centro storico tutto da riscoprire. E un santuario della cucina come la secolare trattoria di Salvatore Majore dove dal 1896 «si santifica il porco», come teorizzò estasiato il rettore buongustaio di Messina Salvatore Pugliatti. Fu lui a lasciare incidere il motto sulla parete sopra il suo tavolo a un pittore di prima grandezza, Giovanni De Vita, entusiasta quando il New York Times, già nell’aprile del 1987, dedicò un’intera pagina alle leccornie di Chiaramonte Gulfi con un titolo bilingue: «Where il porco is king». Pagina da albo d’oro, un librone con grandi firme, da Salvatore Fiume a Piero Guccione, da Bufalino a Sciascia, commensali eccellenti accompagnati qui da un allora giovanissimo poeta, Giovanni Catania, adesso vate e cicerone felice di tanta rinnovata attenzione sul paese tratteggiato nei suoi versi. Raccolte presentate da Giuseppe Cultrera, lo storico di tradizione locale, erede di un filone che qui comincia con Serafino Amabile Guastella, l’etnologo morto nel 1899, stesso anno di nascita di Vincenzo Rabito, il contadino semianalfabeta che ha lasciato un libro di mille pagine, «Terra matta», cuore del film girato da  Costanza Quatriglio fra questi angoli scelti come set non solo da Montalbano.

Perché basta lasciare il centro abitato per trovare, fra masserie ristrutturate, alberghetti e B&B di charme, Villa Fegotto dove hanno girato mille sequenze con Luca Zingaretti, ma anche con Philippe Noiret e Laura Morante, mantenendo intatte le scenografie di Marianna Ucria mostrate fra gli scaloni dei Vicerè dall’ospitale proprietario- avvocato, Aldo D’Avola. Lieto di spalancare il cancello come succede in contrada Zottopera all’ingegnere Giuseppe Rosso, produttore di ottimo olio e patron di un agriturismo ormai frequentato soprattutto da tedeschi. Perché è un passaparola continuo, come spiega Giuseppe Schembari, un collezionista di auto d’epoca che della passione sta facendo un mestiere. Crede al futuro ed è tornato dal Nord. «Come tanti figli di coltivatori che hanno studiato fuori», spiega il sindaco Vito Fornaro che con l’assessore Salvatore Vargetto punta a incentivare l’arrivo di turisti da catturare come residenti. Anche con la calamita del buon olio raccomandato dallo chef stellato del «Duomo» di Ragusa Ibla Ciccio Sultano ed esaltato da Carmelo Floridia, lo chef «laureato» al Boscolo di Firenze, da Mualdo a Crespi D’Adda, al Four Seasons di Milano e tornato qui in un angolo raffinato, la «Locanda Gulfi». Proprio il nome dei vini di Vito Catania, un imprenditore della chimica trapiantato ad Arcore, 15 mila clienti, deciso a lasciare un segno nel suo borgo. Con il figlio Davide nato a Monza ed «emigrato al Sud» per dare manforte a Floridia nel ristorante con vista su una cantina spettacolare.

Altro richiamo da aggiungere alle mille attrattive del «balcone» proiettato sul futuro, senza dimenticare il passato che vive nei musei del liberty, dell’olio, del ricamo, degli strumenti musicali, dei cimeli storici, dei paramenti sacri, in quello ornitologico e nella pinacoteca con le meraviglie di De Vita. Otto poste da aggiungere a un percorso (forse) presto raggiungibile con un low cost.

Felice Cavallaro

 


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