lunedì 1 aprile 2013

Antonino Di Vita: Acrille









Sul sito on line dell'Encicopedia Treccani sono pubblicati due articoli dell'archeologo prof. Antonino Di Vita su Chiaramonte Gulfi ( il primo del 1959 ed il secondo - un aggiornamento - del 1994). Li ripropongo a ricordo dell'illustre studioso, scomparso nel 2011.


CHIARAMONTE GULFI

TRECCANI        Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)
di Antonino Di Vita

CHIARAMONTE GULFI. - Paese della Sicilia orientale in provincia di Ragusa. È il centro abitato più vicino all'insediamento dell'antica città di Akrillai (Ακριλλαι), fondata dai coloni di Akre (Ακραι). Akrillai è ricordata da Tito Livio (xxiv, 35, 8-10; 36, 1), da Plutarco (Marc., 18, 2) a proposito di un episodio della II guerra punica, e da Stefano Bizantino (s. v.). L'identificazione è stata possibile grazie alle fonti ed ai numerosi resti archeologici venuti in luce a N-O dell'odierno abitato, in insediamenti posti all'inizio della pianura che si estende alle spalle di Camarina. Il centro doveva essere attraversato da quella importante arteria congiungente Siracusa a Selinunte attraverso Agrigento, della quale si hanno ininterrotte notizie dal VI sec. a. C. fino al 1290. La località ebbe, verosimilmente, nome di "Gulfi", in seguito all'occupazione araba. Ha concorso alla identificazione del luogo l'antico toponimo tuttora esistente e significativo "Cianuriddu", "Planucrille".
Le più importanti tracce preelleniche della zona vennero in luce nelle località "Paraspola" e "Pipituna". Si tratta di grotte funerarie ellissoidali contenenti scheletri isolati e riuniti in gruppi con il capo rivolto a valle e poggiante su un gradino. Il corredo funebre consta di numerosi vasi attestanti una continuità da una prima fase castellucciana ad una fase del tipo "Thapsos". In contrada Piano del Conte è stato possibile rintracciare un abitato che ha restituito abbondante ceramica databile fra il iv sec. a. C. ed il I d. C Ciò testimonia una continua occupazione del luogo. In una tomba a fossa, è stata trovata una coppa emisferica recante la firma del fabbricante Menemachos la cui bottega in Delo ha prodotto la varietà più tarda delle coppe dette megaresi. Sono state trovate monete che giungono fino all'imperatore Valente. Dalle necropoli di età imperiale provengono anche vetri interessanti, fra cui uno, intatto, con una scena di caccia sul corpo. Esso va datato fra la fine del III e gli inizî del IV sec. d. C. Citiamo, infine, sette titoli cristiani in greco, uno in latino ed un titolo ebraico (in caratteri greci), tutti fra il IV e il V sec. d. C. Dalla chiesetta bizantina di S. Elena provengono avanzi di interessanti sculture. Numerosi i resti bizantini della località S. Nicola.

Bibl.: A. Di Vita, Vetro romano con scena di caccia da Chiaramonte Gulfi, in Siculorum Gymnasium, n. s., IV, 1951, pp. 60-65; id., Iscrizioni funerarie siciliane di età cristiana, in Epigraphica, XII, 1950, p. 104 ss.; id., Ricerche archeologiche in territorio di Chiaramonte Gulfi (Akrillai), Catania 1954; id., La penetrazione siracusana nella Sicilia sud-orientale alla luce delle più recenti scoperte archeologiche, in ΚΩΚΑΛΟΣ, II, 2, 1956.


CHIARAMONTE GULFI 

Enciclopedia dell' Arte Antica II Supplemento (1994)

di Antonino Di Vita

CHIARAMONTE GULFI (v. vol. Il, p. 547). - Nonostante sia stata proposta una localizzazione al guado del Dirillo (Uggeri), il centro antico che, formatosi a partire dal VI sec. a.C., prosperò in età ellenistico-romana e sopravvisse alla conquista araba fino al 1299 col nome di «Gulfi» nella pianura ai piedi del nuovo abitato medievale di Ch. G., è tuttora identificato - e con validi motivi d'ordine diverso (storico, topografico, archeologico, linguistico) - con Akrillai-Acrillae.
Nell'area occupata dall'antico centro greco-romano- bizantino non s'è avuto alcuno scavo sistematico, anche se è stato programmato un piano di ricerche topografiche volto a chiarire l'impianto urbano.
Scoperte di un certo rilievo sono invece avvenute nel territorio di Ch. G.: in località Mandredidonna, nella pianura presso il Dirillo (probabilmente l'antico Achàtes),sono stati raccolti avanzi castellucciani e sono stati ripresi saggi di scavo nell'abitato di Scornavacche, il quale, a tutt'oggi, costituisce il più importante villaggio di ceramisti, attivo a cavallo del IV-III sec. a.C., che si sia mai scavato in Sicilia. D'importanza rilevante i corredi di una necropoli romana di II sec. in contrada Mazzarrone, località che occupa anch'essa, come Scornavacche, un pianoro digradante sulla riva sinistra del Dirillo. Oltre a un raro bicchiere «corinzio» (il secondo dalla Sicilia), è stata recuperata numerosa terra sigillata africana che mostra come i centri della pianura camarinese lungo il fiume fruissero sia della via interna che portava ad Acre sia di quella che risaliva lungo il fiume verso N, in direzione di Licodia. E in effetti al limite settentrionale del territorio di Ch. G. (e della provincia di Ragusa), in località Ragoleto, ancora una volta sui pendii di un pianoro che strapiombava sul fiume, la costruzione della diga sul Dirillo ha portato alla luce un notevole gruppo di sepolcri databili nel V sec. d.C. da cui proviene, fra l'altro, una lucerna in terra sigillata importata dall'area dell'odierna Tunisia.
Si tratta, in entrambi i casi, di prove tangibili e significative della penetrazione, attraverso i centri romani della costa meridionale e lungo le antiche principali vie di comunicazione dell'Isola, delle ceramiche fini delle vicine Zeugitana e Bizacena.

Bibl.: G. Di Stefano, Appunti per la carta archeologica della regione camarinese in età romana, in Kokalos, XXVIII-XXIX, 1982-1983 (1984), pp. 332-340; G. Ragusa, Chiaramente Gulfi nella storia della Sicilia, Modica 1986, pp. 24-41; A. M. Fallico, Necropoli romana tarda alla diga del Dirillo e ceramica romana del territorio di Chiaramente Gulfi, in G. Di Stefano (ed.), Archeologia Iblea 1987,Ragusa 1987, pp. 107-111, 211-213.
Per le stazioni preistoriche del territorio: G. Di Stefano in Tabellarius, Ragusa, genn. 1975, pp. 6-10; id., in Piccola guida delle stazioni preistoriche degli Iblei, Ragusa 1984, pp. 67-76.
Per i materiali del territorio chiaramontano esposti al Museo di Ragusa: P. Pelagatti,Il museo archeologico di Ragusa, in SicA, XI, 1970, pp. 21-31, passim (ripubblicato in G. Di Stefano, P. Pelagatti, Ragusa archeologica, Ragusa 1984, pp. 19-30 e inArcheologia Iblea..., cit., pp. 9-12); G. Di Stefano, Ricerche a Camarina e nel territorio della provincia di Ragusa, in Kokalos, XXX- XXXI, 1984-1985 (1988), pp. 779-782; id., in BTCGI, V, 1987, pp. 276-280 s.v. -
Della splendida fiasca vitrea da Ch. G. al museo di Siracusa si ha ora una nuova edizione con riproduzioni a colori a cura del Comune di Ch. G.: A. Di Vita, Vetro romano con scene di caccia da Chiaramonti Gulfi (con aggiornamento di M. Sternini), s. 1. 1991.


Nessun commento:

Posta un commento